La Padrona Polly ( dedicato a Pleveauxxx)
Mi chiamo Antonio ho 24 anni e vivo in un paese vicino Ravenna. Abito in un condominio insieme alla mia ragazza Virginia. Sono alto, magro, capelli lunghi lisci e neri, occhi verdi. Con Virginia il rapporto va bene e anche a livello sessuale siamo quasi in sintonia. Dico quasi perché ho sempre un senso di insoddisfazione e non riesco a capirne la motivazione, anche perché Virginia mi attrae sempre molto.
Capita spesso che uscendo sul balcone mi incroci con la mia vicina di casa Polly. I nostri balconi sono confinanti.
Polly è una donna sui 35 anni, alta, magra, mora e ha un fisico da mozzare il fiato.
Lei vive con dei gatti e mi da l’impressione di avere un carattere for te e deciso. Quando incrocio il suo sguardo mi sento a disagio, mi sento stravolgere dentro. Ho cercato di attrarre la sua attenzione ma quello che non avevo ancora capito era che lei aveva già scelto me.
Una mattina la vidi sul balcone, mi fe ci coraggio e con la scusa che avevo terminato il caffè le chiesi se ne aveva un po’ da darmi.
Lei mi disse di sì e mi invitò nel suo appartamento per darmelo.
Ero in tensione, mi sentivo come uno studente al suo primo giorno di scuola. Polly mi aprì la porta, indossava una vestaglia bianca semi aperta da dove si intravedeva il reggiseno a balconcino e indossava delle autoreggenti nere. Si apprestò a darmi il caffè, nel darmelo mi strinse le mani, mi guardò fisso negli occhi e mi disse: domani lo beviamo insieme un caffè? Io fui letteralmente colto di sorpresa da quella richiesta e con grande emozione risposi di sì.
Inutile dire che passai la giornata aspettando che finisse e che arrivasse domani. Quella sera Virginia mi vide strano, pensieroso, ma io non dissi nulla della richiesta di Polly per il giorno dopo. Io e Virginia anche quella sera facemmo l’amore ma il mio pensiero era rivolto alla mia vicina di casa Polly.
La mattina seguente dopo che Virginia uscì per andare al lavoro mi preparai e andai da Polly. Indossai una camicia rossa , jeans e scarpe ginniche. Avevo il cuore in gola nonostante non sapessi cosa aspettarmi. In preda all’emozione suonai il campanello. Mi venne ad aprire con indosso la vestaglia nera tutta aperta, un reggiseno di pizzo bianco che lasciava trasparire i capezzoli, gli slip erano bianchi trasparenti che lasciavano intravedere la sua figa tutta depilata, non indossava calze ma indossava un paio di pantofole nere con il tacchetto alto.
Mi invitò ad entrare, vide il mio sguardo sgomento nel vederla così ma non disse nulla anzi mi guardò e mi disse: mi son alzata da poco, ti aspettavo per fare colazione insieme. Accomodati e mi fe ce sedere in cucina. Mentre Polly preparava la colazione io ero sempre meno a disagio ma fantasticavo sempre di più sul suo culo che non riuscivo a vedere. La colazione fu pronta e si sedette di fronte a me. Iniziò a giocare con la pantofola, la muoveva su e giù fino a far uscire mezzo piede. Mi guardava dritto negli occhi ed era difficile per me distogliere lo sguardo dalle sue bellissime fattezze. Mi chiese come andasse il rapporto tra me e Virginia e con tutta franchezza le dissi che andavamo abbastanza d’accordo ma che a livello sessuale io avevo un senso di insoddisfazione. . Lei si alzò venne dietro di me e infilò le mani nell’apertura della camicia, mi sentii pervadere da un fuoco, mi strizzò i capezzoli e mi sentì gemere, mi alzai la guardai negli occhi e lei mise una mano sulla mia testa e mi disse: voglio vedere quanto mi desideri e cosa sei disposto a fare per me. Inginocchiati. Ora! Senza esitare ubbidì, avevo il cuore che batteva fortissimo e le risposi: tutto, sono disposto a qualsiasi cosa. Bene, vediamo se è vero. Da questo istante io sono la tua Padrona e mi darai del Lei. Certo Padrona le risposi. Girò la sedia e si sedette. Tolse il piede dalla pantofola e mi disse: annusa e io ubbidì. Le annusai il piede (l’odore della pelle della ciabatta misto all’odore acre del piede della Padrona mi eccitava) lei lo spingeva sul mio viso. Bacialo mi disse e ubbidì. Leccalo e con una certa ingordigia ubbidì, mi rendevo conto che la cosa mi piaceva ed eccitava parecchio. Si alzò e mi ordinò di aspettarla e di rimanere a 4 zampe e io ubbidì. Dopo pochi minuti che mi sembrarono un’eternità tornò vestita con un corpetto rosso che innalzava i suoi piccoli seni nudi, una minigonna nera che lasciava vedere completamente scoperta la sua meravigliosa figa depilata, un frustino in una mano e un guinzaglio nell’altra. Si avvicinò e mi mise il guinzaglio, iniziò a darmi delle piccole frustate sulla schiena. Si sedette sulla mia schiena e mi frustava le chiappe. Mi ordinò di camminare abbaiando come un cane e poi di nitrire come un cavallo.
La Padrona si divertiva a tirare il guinzaglio e a scalciare le mie chiappe dandomi delle frustate e mi fe ce camminare dalla cucina fino al soggiorno. Appena arrivati in soggiorno legò il guinzaglio alla maniglia della porta, si avvicinò a me e disse: puoi solo annusare la mia figa ma non la devi neanche sfiorare. Ero in preda all’eccitazione più totale e ubbidì (anche se con un certo dispiacere). Appena fui vicino alla figa mi tirò i capelli e la testa indietro e mi disse: ora non mi va più di fartela annusare. Ero in preda alla disperazione ed allo stesso tempo anche all’eccitazione. Slega il guinzaglio dalla maniglia, lancia il frustino e mi ordina di andare a prenderlo e riportarglielo come un bravo cane, ovviamente con la bocca.
Questo gioco me lo fe ce fare diverse volte dopo di che mi ordinò di sdraiarmi con la schiena rivolta al pavimento e disse che essendo stato un bravo cane ubbidiente mi meritavo un premio. Mi ha sbottonato e calato i jeans. Sale su di me, mi calpesta e con i suoi santi piedi mi tira i capezzoli, mi mette i piedi in faccia e poi mi ordina di aprire la bocca. Ovviamente ho obbedito, mi infila un piede in bocca e con l’altro mi tocca il cazzo duro. Va avanti e indietro, lo massaggia e all’improvviso lo schiaccia. Quel dolore mi eccita e anche se ho difficoltà nel parlare la imploro di continuare. Mi toglie il piede dalla bocca e si siede sulla mia faccia ordinandomi di leccare il buco del culo. Si Padrona, subito Padrona risposi.
Mentre le lecco il buco del culo la Padrona mi dà qualche frustata sui testicoli e inizia a segarmi il cazzo. Non resisto più Padrona voglio sborrare le dico, lei mi dice no! Tu sborri quando lo dico io. Si alza, tira il guinzaglio, si siede sul divano e mi ordina di accucciarmi dinanzi ai suoi piedi. Apre le gambe e inizia a masturbarsi, con i suoi santi piedi mi accarezza il viso, me ne infila nuovamente uno in bocca mentre lei si masturba. Vedo le sue dita scivolare dolcemente dentro se, andare sempre più a fondo, il suo respiro si fa più intenso, mi guarda e mi ordina: ora devi sborrare e lo devi fare sui miei santi piedi. Non ci volle molto e dopo poco sborrai ovviamente sui suoi santi piedi. Porco voglio che lecchi e pulisci tutto mi disse e io senza batter ciglio ubbidì. Vedendomi fare ciò anche lei raggiunse l’orgasmo e la vidi andare in estasi. Dopo che ebbi finito di pulirle i santi piedi, mi guarda e mi ordina di rivestirmi e di andare via subito. I nostri incontri ora son regolari. La Padrona ha tirato fuori la mia vera natura. Anche con Virginia le cose son migliorate e quel senso di insoddisfazione è sparito. Anche se Virginia è all’oscuro dei miei incontri con Polly.
Ogni volta che incontro Polly raggiungo 2 volte l’orgasmo:
uno è l’orgasmo fisico e l’altro è l’orgasmo mentale, perché lei riesce a scopare anche i miei sensi.