Sottomesso sull'area di sosta

Era quasi mezzanotte, l’aria calda sembrava appiccicarsi alla pelle. Indossavo quei mini short di jeans che sfioravano appena i fianchi, così corti che il bordo delle tasche sporgeva fuori, e una camicetta leggera lasciata volutamente sbottonata. Il neon dell’area di sosta illuminava la mia figura in modo intermittente mentre camminavo a piccoli passi lungo il parcheggio. Sapevo di essere provocante, e il brivido di essere osservato mi eccitava ancora di più.

Un camion rallentò, il motore che ruggiva basso. Si fermò a pochi metri da me, con un rumore che ruppe il silenzio della notte. La portiera si aprì, e ne scese un uomo robusto, con spalle larghe e un’aria che non lasciava spazio a dubbi. Indossava una maglietta sporca di sudore e jeans logori, il viso segnato da una giornata dura.

Mi squadrò da capo a piedi, il suo sguardo che si soffermava su ogni centimetro di pelle scoperta. "Ma guarda un po’ che troietta che si aggira da queste parti," disse con un tono sprezzante, avvicinandosi. "Che cazzo cerchi vestito così, eh?"

"Magari uno come te," risposi, sfidandolo con un sorriso malizioso.

Lui rise, una risata ruvida, quasi animalesca. "Ah, uno come me, eh? Ma sai dove ti stai cacciando? Gente come te la sistemo io in due minuti."

Fece un passo verso di me e mi afferrò il braccio. La sua stretta era forte, decisa. "Non fare il prezioso. Sali sul camion, adesso."

Non c’era spazio per discutere, e neanche ne volevo. Mi lasciò andare un secondo, e io salii nella cabina. L’odore di tabacco stantio e cuoio consumato riempiva lo spazio. Prima che potessi dire una parola, lui chiuse la portiera e si mise davanti a me.

"Adesso ti faccio vedere come si tratta uno come te. Togliti 'sti cazzo di stracci. Velocemente."

Obbedii senza dire nulla, sfilando la camicetta e lasciandola cadere. "Ti piace quello che vedi?" chiesi, con un filo di voce.

"Piace? Sei fatto apposta per farti usare. Gira, dai, fammi vedere tutto." Mi girai lentamente, e lui mi diede una pacca forte sul sedere. "Che bel culo. Perfetto per me."

Mi afferrò per i fianchi e mi spinse contro il sedile. "Dimmi che lo vuoi," ringhiò all’orecchio, la sua voce profonda che mi faceva tremare.

"Lo voglio, voglio tutto," risposi, spingendomi contro di lui.

"Così mi piaci. Allora prenditelo, troietta," disse, mentre iniziava con una forza che mi lasciò senza fiato. Le sue mani erano ruvide e premevano forte sui miei fianchi. Ogni spinta era accompagnata da parole sporche. "Bravissimo, così. Lo senti quanto ti sto riempiendo? Sei nato per questo, cazzo."

"Ancora, più forte!" lo incitai, la voce spezzata dal piacere. "Fammelo sentire tutto, non fermarti!"

Lui rise, stringendomi ancora di più. "Ma quanto ti piace, eh? Sei proprio una puttana da camionista. Ti lascio così pieno che domani mattina lo sentirai ancora."

"Ti prego, non fermarti! Sei un dio," sussurrai, spingendomi ancora di più contro di lui.

Il ritmo si fece sempre più selvaggio. Quando raggiunse il culmine, mi tirò i capelli, facendomi alzare il viso. "Prenditelo tutto. E tienitelo dentro, capito? Voglio che te lo ricordi ogni volta che cammini."

Rimase fermo per qualche secondo, ansimando, poi si tirò indietro e scoppiò a ridere. "Sei fatto apposta per questo. Ti ho lasciato un bel regalo. E ora vai, troia, prima che mi venga voglia di un secondo giro."

Mi rimisi i vestiti con le mani che tremavano, le gambe ancora deboli. Lui mi fissava con un sorriso arrogante, accendendosi una sigaretta. "Spero di trovarti di nuovo qui. Sei la miglior scopata della settimana."

Scesi dal camion e camminai verso la mia macchina, con un sorriso soddisfatto. Mi voltai un’ultima volta, lanciandogli uno sguardo malizioso. "Ci vediamo presto," dissi piano, abbastanza forte perché mi sentisse.

E mentre guidavo via, il corpo ancora segnato da lui, sapevo che quella notte sarebbe rimasta impressa nella mia mente… e nel mio corpo.
Published by Manlover72
2 months ago
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